giovedì 15 dicembre 2011

Educare alla bellezza

 «L’educazione è un cammino: si pone nel rischio e nella complessità del divenire della persona, teso tra nostalgie e speranza». In questo cammino è decisivo scegliere ogni giorno «ciò su cui sta o cade il senso ultimo della nostra vita».
L’annuncio della vita vittoriosa sulla morte: è questa «la nuova evangelizzazione di cui ogni generazione ha bisogno. Ci sarà sempre bisogno di educatori che siano persone dal cuore nuovo, capaci di cantare il cantico nuovo della speranza e della fede lungo le vie, talvolta tortuose e scoscese, che i pellegrini del tempo sono chiamati a percorrere».
 Le parole sono di mons. Bruno Forte, riportate su RomaSette: Educare alla bellezza di Dio, il titolo del suo intervento.

Per questo tipo di "educazione" non è sufficiente sedere in cattedra e tanto meno discorsi assennati, occorre essere degli accompagnatori che indicano il Maestro da seguire, come si suggerisce nell'articolo.

Da qui si può comprendere il ruolo privilegiato dei genitori ed il loro arduo compito.
Nella prossimità quotidiana loro possono, meglio di qualsiasi altro, gettare il seme del primo annuncio.
Con la loro esperienza di vita potranno trasmettere ai propri figli la bellezza di "sentirsi amati" come il Padre ama i suoi figli.



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mercoledì 7 dicembre 2011

Desiderare ancora


Abbiamo ricominciato i nostri incontri. 
Sabato pomeriggio è il momento migliore, perché i bambini sono all’Acr.
Abbiamo aperto con il video di “Un passo oltre” con il quale abbiamo lanciato il tema dell’anno sui desideri.
A seguire nel confronto sono emerse alcune esigenze e difficoltà.
Intanto abbiamo condiviso un pensiero:  
i desideri alti sono “permessi” anche agli adulti non sono esclusivi dei giovani.
Però agli adulti non spetta solo il compito di comprendere in profondità i propri desideri, scegliere e trasformare la scelta in progetto.  
A noi spetta anche aiutare gli altri a realizzare i loro desideri: i figli, il proprio coniuge, gli amici, i colleghi…
Ci siamo detti che per educare i figli occorre essere “realizzati e sereni noi”, che dovremmo trasmettere “l’amore per la vita” e a volte “siamo troppo strutturati”, e che spesso abbiamo “difficoltà a sognare per noi” e a “lasciar sognare i nostri figli”, in quanto ci lasciamo imbrigliare dalla paura.
Nel nostro incontro c’è stato un secondo tempo. 
Ci siamo recati nella cappellina, mettendoci in ascolto della Parola
Abbiamo raccolto le nostre riflessioni: quest’anno l’AC ci propone di pregare sul brano della guarigione del cieco Bartimeo (Mc 10, 46-52).
Il cieco urla a Gesù il suo desiderio di essere guarito: anche noi dobbiamo urlare e consegnare al cuore del Signore il nostro desiderio.
Ma per far questo dobbiamo imparare da Lui e lasciandoci aiutare dai fratelli a discernere i nostri desideri: fra i molti sogni e progetti belli che abitano il nostro cuore dobbiamo comprendere quale è il desiderio ‘per me’, quel sogno che mi fa sognare il sogno di Dio sulla mia vita  e sulla vita della mia famiglia…
in termini ‘tecnici’ cristiani: la nostra vocazione!
Due criteri di discernimento, semplici ma non facili:
  • in quello che vivo mi sento ‘a casa’? 
  • questo desiderio mi spinge a camminare e crescere?
Anche per noi adulti questo sarà un tempo favorevole per ri-scoprire quei bei desideri che muovono il nostro cuore e vita ad amare, a rispolverarli se la polvere della vita li ha resi opachi o nascosti.

don Tommaso e Andrea
Ac parrocchia di Resurrezione di NSGC


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lunedì 10 ottobre 2011

L'abito nuziale

Sarà perchè negli ultimi 20 giorni si sono sposate quattro coppie di amici, ma mi sono sentito cucite addosso le parole del Vangelo di domenica sull'abito nuziale.
Ad una festa ci si veste bene. Ci si incontra di nuovo tutti eleganti.
Quasi sembriano altre persone... trasfigurati.
Habitus, in sociologia, è lo stile che contraddistingue, direbbe Bourdieu, è il nostro comportamento e quello che noi comunichiamo con la nostra presenza ed i nostri atteggiamenti.
Noi siamo chiamati a "vesitre bene".
Così mi sono chiesto come noi sposi riusciamo a comunicare la felicità della nostra "alleanza" alla comunità e come contaggiamo gli altri attraverso vivendo la gioia delle nozze, testimoni silenziosi ce ne sono.
Quest'anno l'attenzione proposta dall'Ac agli adulti ci chiede "Un passo oltre", a Roma lo presenteremo domenica prossima.
Penso che a noi sposi, "Un passo oltre" ci chieda di rispolverare l'abito nuziale, assaporando e di offrendo agli altri il vino buono di Cana, quello che riesce a trasfigurare e che riscalda la nostra alleanza.

Andrea Casavecchia
Vice presidente Adulti Ac
parrocchia Resurrezione NSGC


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lunedì 12 settembre 2011

Oggi: dono e compito

Quest’anno per la prima volta ho partecipato al Campo Nazionale Adulti di Ac (dal 21 al 25 luglio a Nardò).
 Il tema è stato "L'oggi come dono e come compito"  e mi piace comunicarvi un'esperienza che ho vissuto nella pienezza della fraternità sotto tutti gli aspetti: spirituale, del confronto e della convivialità.
Ho riportato a Roma quell'entusiasmo che non brucia in poco tempo, ma l' entusiasmo che nasce dalla convinzione che siamo un'associazione che se pur dislocata in lungo e largo da Sondrio a Mazara del Vallo, vive un percorso di fede, ha il suo sguardo rivolto su Cristo Gesù, condivide gli stessi  ideali e va incontro all' altro che "oggi" ci è stato posto accanto per testimoniare la propria fede e per ricercare insieme qual' è il bene comune.

Nel nostro documento diocesano assembleare avevamo sottolineato degli obiettivi e in quei giorni al campo tutto mi sembrava si riferisse al percorso che abbiamo pensato per il prossimo triennio:

- Abbiamo parlato di formazione:  la volontà di diventare formatori di coscienze che è sì per i giovani, ma è anche per tutti quelli che "oggi" incontrandoli hanno perso fiducia e ai quali dobbiamo testimoniare e far vivere : oggi tocca a me – oggi tocca a noi. Non dobbiamo aver paura di sconfiggere l'ignoranza e non dobbiamo aver paura di testimoniare la speranza.

- Il nostro secondo obiettivo: la Centralità dello Spirito. É questo l'elemento che ci permetterà di seguire quel comando di Gesù:  Alzati, ti chiama.
Ci diceva S.E. Mons. D'Ambrosio arcivescovo di Lecce, commentando il brano di Marco 10, 46-52,  durante i vespri del sabato:  Gesù passa mentre noi siamo seduti sul marciapiede di Gèrico. Gesù passa e ci fa salire con Lui a Gerusalemme.  Coraggio alzati!
La Parola di Dio che si fa "oggi" ogni volta che l'ascoltiamo, ogni volta in cui siamo disposti con un cambiamento radicale a seguire Gesù fino in fondo...
 E se non ora quando? La capacità di riconoscere l’agire di Dio nella nostra vita per vivere la nostra storia come una storia di salvezza attraverso la capacità di immettere Amore dato e ricevuto. Saper interpretare con umiltà il nostro oggi  e sentire la responsabilità di essere quegli annunciatori di speranza che sapranno aiutare  e  far cambiare quello sguardo ansioso a volte rassegnato  e incapace di vedere il futuro che troppo spesso ricorre nella nostra società e tra i  giovani.

Tocca a noi: noi Adulti con il nostro  stile di vita e con quello  che sapremo vivere con e nelle nostre famiglie per aiutare gli altri a non perdere la ricchezza del tempo che abbiamo a disposizione e a viverlo come dono di Dio e come un cammino di salvezza.

- E poi quel nostro impegno del recuperare le relazioni per la Promozione dell' Associazione : in quei giorni al campo tutto parlava delle relazioni.
"L'oggi sono gli altri e il dono degli altri. La più grande speranza è la vita delle persone e l'incontro delle persone" diceva il Presidente Miano nell'introduzione iniziale.
Così io che faccio parte della commissione Promozione ho pensato a questo nostro obiettivo, all'intenzione che abbiamo di riallacciare, anche come Centro Diocesano, i  rapporti, le relazioni con gli altri, con gli associati innanzitutto, ma poi andare anche dove l'associazione non c'è per far scoprire che siamo una porzione del popolo di Dio.

Suor Diana Papa della comunità delle Clarisse ad Otranto, ci diceva che:
il Vangelo ci chiede di essere persone esperte in relazioni e quindi imparare a rimanere in relazione e levare la voce.

Grazie!!!!
 
 
Rosa Calabria 
Parrocchia di S. Ireneo
Vice presidente Adulti - Azione Cattolica di Roma

martedì 14 giugno 2011

Un tempo per amare

Qualche tempo fa ho incontrato Lorenzo.
Mi ha invitato a casa sua per una chiacchierata.
Propongo qui alcuni brani di un suo articolo:

"La vita corre tra le dita.
Le settimane, i mesi, gli anni passano alla velocità di un lampo.
Un giorno ci ritroviamo sulla soglia della vecchiaia.
Arriviamo poi all'improvviso, alla fine della nostra strada.

Avrò avuto il tempo di ringraziare il Signore per essermi stato accanto ogni giorno con i benefici della sua paternità?

Avrò avuto il tempo di dire all'essere meraviglioso che ha condiviso la mia vita quanto l'amo, e di ringraziarla per tutta la felicità che mi ha portato, per la famiglia che mi ha dato, per tutti quei meravigliosi ricordi che ci siamo costruiti giorno dopo giorno, per aver saputo condividere sofferenze e gioie lungo tutta la nostra vita insieme?
Avrò avuto il tempo di farle capire che me la sento sempre presente, anche se per l'Alzheimer non mi parla più, non cammina più con me, e solo i suoi occhi teneramente mi fanno percepire l'affetto che ha ancora per me?

Avrò avuto il tempo di dire ai miei tre figli che sono il più bel regalo che la vita mi abbia dato?
...
Avrò avuto tempo di dire ai miei sette nipoti che sono il raggio di sole della mia vecchiaia? Di dire tutto l'amore che ho in fondo al mio cuore per loro, e quanto sono perziosi per me?
...
Avrò avuto tempo di dire ai tanti parenti ed amici, sparsi un po' dovunque, quanto la loro vicinanza è stata preziosa per me?
Fino a che punto sono loro riconoscente per essermi stati premurosametne vicini in ogni tappa della mia vita? E sdoprattutto fino a che punto apprezzo la prerogativa di essere loro parente o amico?
...
Avrò tempo di dire all'Azione Cattolica tutta la mia riconoscenza per aver dato un significato e un valore alla mia vita, e che mi dà la possibilità di vivere una esistenza ancora intensa e impegnata?

Troverò tempo?
Non è mai troppo trardi per trovare tempo!"
di Lorenzo Daniele

Georges Bernanos scriveva sul suo "Diario di un curato di campagna" che l'inferno è non amare.
Riconoscere l'amore nella propria vita è riconoscere un seme di Paradiso nel mondo.

Andrea Casavecchia

martedì 3 maggio 2011

Non ce la faccio più


L'immagine di Atlante sintetizza l'esperienza di alcuni partner dopo anni di convivenza.
Sposi affaticati dal tempo.

Si sentono pressati dalle responsabilità oppure disillusi ma obbligati a sopportare pesi più grandi di loro,

Di fronte a loro molti giovani pensano che in fondo è molto più semplice rimanere single, oppure "frequentarsi" - slang italiano che sintetizza bene il living apart togheter (vivere insieme separatamente) degli studiosi.

Nascerà anche dall'esempio degli altri il continuo rimando delle scelte delle nuove generazioni.

Eppure vivere insieme è possibile.
Sono in tanti a dimostrarlo.
Esempi silenziosi e gioiosi di vita insieme che mantengono una semplice promessa:
"Voglio essere con te"
«É una promessa reale di essere con l'altro, da rinnovare e rielaborare di continuo poiché ognuno è vivo e quindi cambia».
Lo scrive una psicoterapeuta, Elisabetta Baldo, che con l'Ac di Roma abbiamo incontrato qualche tempo fa
Dalla lettura del suo "Non ce la faccio più" raccolgo queste tre parole:


  • Concretezza: perché l'esperienza di coppia riguarda due persone reali con tutti i loro problemi i loro difetti e tutte le loro ricchezze

  • Singolarità: perché parla di una relazione tra un Io ed un Tu in ricerca continua di sé

  • Apertura: perché nella coppia c'è un gioco continuo di presenza e di assenza
Andrea Casavecchia

giovedì 14 aprile 2011

LA FAMIGLIA, IL LAVORO E LA FESTA



LA FAMIGLIA, IL LAVORO E LA FESTA
MILANO 30 MAGGIO – 3 GIUGNO 2012

“L'evento, per riuscire davvero fruttuoso, non dovrebbe però rimanere isolato, ma collocarsi entro un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale. Auspico pertanto che già nel corso dell'anno 2011, XXX anniversario dell'Esortazione apostolica Familiaris consortio, "magna charta" della pastorale familiare, possa essere intrapreso un valido itinerario con iniziative a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, mirate a mettere in luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti più veri e positivi, con particolare riguardo all'incidenza sul vissuto concreto delle famiglie.” (Benedetto XVI)

Anche noi famiglie di AC di Roma stiamo cominciando a riflettere, come richiesto dal Papa, sul prossimo incontro mondiale delle famiglie di Milano 2012.
Ancora non si conoscono le modalità delle iscrizioni alle giornate di Milano: tali modalità saranno comunicate a partire dal 1 luglio 2011 sul sito dell’evento al seguente indirizzo web: http://www.family2012.com. Nel frattempo, per introdurci nello spirito e negli obiettivi di questo importante appuntamento ecclesiale per le famiglie iniziamo con il pubblicare il testo della lettera emanata da Benedetto XVI per l’avvio dell’organizzazione del VII incontro mondiale delle famiglie.
“A conclusione del VI Incontro Mondiale delle Famiglie, svoltosi a Città del Messico nel gennaio 2009, annunciai che il successivo appuntamento delle famiglie cattoliche del mondo intero con il Successore di Pietro avrebbe avuto luogo a Milano, nel 2012, sul tema "La Famiglia: il lavoro e la festa".
Desiderando ora avviare la preparazione di tale importante evento, sono lieto di precisare che esso, a Dio piacendo, si svolgerà dal 30 maggio al 3 giugno, e fornire al tempo stesso qualche indicazione più dettagliata riguardo alla tematica e alle modalità di attuazione.
Il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa. La Sacra Scrittura (cfr Gen 1-2) ci dice che famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un'esistenza pienamente umana.
L'esperienza quotidiana attesta che lo sviluppo autentico della persona comprende sia la dimensione individuale, familiare e comunitaria, sia le attività e le relazioni funzionali, come pure l'apertura alla speranza e al Bene senza limiti.
Ai nostri giorni, purtroppo, l'organizzazione del lavoro, pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico.
Occorre perciò promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell'uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà.
Il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie costituisce un'occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all'economia dello stesso nucleo familiare.
L'evento, per riuscire davvero fruttuoso, non dovrebbe però rimanere isolato, ma collocarsi entro un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale.
Auspico pertanto che già nel corso dell'anno 2011, XXX anniversario dell'Esortazione apostolica Familiaris consortio, "magna charta" della pastorale familiare, possa essere intrapreso un valido itinerario con iniziative a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, mirate a mettere in luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti più veri e positivi, con particolare riguardo all'incidenza sul vissuto concreto delle famiglie.
Famiglie cristiane e comunità ecclesiali di tutto il mondo si sentano perciò interpellate e coinvolte e si pongano sollecitamente in cammino verso "Milano 2012". Il VII Incontro Mondiale avrà, come i precedenti, una durata di cinque giorni e culminerà il sabato sera con la "Festa delle Testimonianze" e domenica mattina con la Messa solenne.
Queste due celebrazioni, da me presiedute, ci vedranno tutti riuniti come "famiglia di famiglie". Lo svolgimento complessivo dell'evento sarà curato in modo da armonizzare compiutamente le varie dimensioni: preghiera comunitaria, riflessione teologica e pastorale, momenti di fraternità e di scambio fra le famiglie ospiti con quelle del territorio, risonanza mediatica.
Il Signore ricompensi fin d'ora, con abbondanti favori celesti, l'Arcidiocesi ambrosiana per la generosa disponibilità e l'impegno organizzativo messo al servizio della Chiesa Universale e delle famiglie appartenenti a tante nazioni.
Mentre invoco l'intercessione della santa Famiglia di Nazaret, dedita al lavoro quotidiano e assidua alle celebrazioni festive del suo popolo, imparto di cuore a Lei, venerato Fratello, ed ai Collaboratori la Benedizione Apostolica, che, con speciale affetto, estendo volentieri a tutte le famiglie impegnate nella preparazione del grande Incontro di Milano.”
(Da Castel Gandolfo, 23 agosto 2010. Benedetto XVI)


Principali elementi del programma dal 30 maggio al 3 giugno 2012
Martedì 29 maggio
Accoglienza (parrocchiale, ecc.) dei partecipanti all'Incontro
Mercoledì 30, giovedì 31, venerdì 1 giugno
o Convegno teologico pastorale con relazioni e seminari tematici ispirati dal tema
o “La Famiglia: il lavoro e la festa”
o Incontri con diverse esperienze significative del territorio
o Eucaristia nelle parrocchie e/o per gruppi linguistici
o Adorazione in Duomo
o Festa nelle città e nelle parrocchie di riferimento
Venerdì 1 giugno, sera
o Ore 20: serata al Teatro alla Scala per le delegazioni provenienti dalle varie nazioni
o Ore 21:30: Adorazione Eucaristica in Duomo
Sabato 2 giugno
o Festa delle Testimonianze con la presenza del Papa Benedetto XVI
Domenica 3 giugno
o Santa Messa presieduta dal Papa Benedetto XVI

Note: In concomitanza delle giornate dell'Incontro si terranno eventi e manifestazioni culturali in campo ecclesiale e civile


Paolo e Maria, Parrocchia San Barnaba Ap.

mercoledì 23 febbraio 2011

SIAMO TROPPO DIVERSI


"SIAMO TROPPO DIVERSI. Andare d’accordo senza essere sempre d’accordo."
di Gigi Avanti e Gianfranca Antolini
Edizioni Paoline


Se si ha voglia d’impegnarsi in una lettura seria, ma che non spaventa per la sua veridicità, eccovi una proposta simpatica e tascabile!
Attraverso l’umorismo, il paradosso e i racconti metaforici, gli autori punzecchiano e aggirano le resistenze del lettore(che si sente chiamato in causa) aiutandolo a rispecchiarsi in episodi e situazioni e a riconoscere giochi relazionali nei quali lui stesso potrebbe essere invischiato.
Un libro basato sull’integrazione di coppia e non sulla negazione della differenza, sull’importanza dell’intersoggettività come spazio comune di riflessione nella consulenza familiare,sul rispetto e sull’accettazione autentica e senza riserve dell’altro; con il quale è possibile entrare in sintonia e “andare d’accordo senza essere d’accordo” perché quello che non unisce,divide!

Carmela Mascio
Presidente A.C. “M.Immacolata” e Commissione Famiglia A.C.

lunedì 7 febbraio 2011

Famiglia educa alla vita

«È proprio la bellezza e la forza dell’amore a dare pienezza di senso alla vita e a tradursi in spirito di sacrificio, dedizione generosa e accompagnamento assiduo. Pensiamo con riconoscenza alle tante famiglie che accudiscono nelle loro case i familiari anziani e agli sposi che, talvolta anche in ristrettezze economiche, accolgono con slancio nuove creature. Guardiamo con affetto ai genitori che, con grande pazienza, accompagnano i figli adolescenti nella crescita umana e spirituale e li orientano con profonda tenerezza verso ciò che è giusto e buono. Ci piace sottolineare il contributo di quei nonni che, con abnegazione, si affiancano alle nuove generazioni educandole alla sapienza e aiutandole a discernere, alla luce della loro esperienza, ciò che conta davvero».

Troviamo queste parole nel Messaggio dei nostri Vescovi per la 33à giornata nazionale per la vita.

Ci sentiamo spesso soli.
Ci dicono che la solitudine è una delle malattie delle nostre società occidentali.
Si parla spesso di famiglie sofferenti e di famiglie in crisi.

Si dimentica altrettanto spesso di come la famiglia possa essere la culla delle relazioni umane, il luogo unico dove ognuno di noi impara ad incontrare l'altro ed impara ad essere sé stesso, il luogo dove impariamo a donarci e a riceverci in dono.

A partire da questa convinzione come Ac di Roma dedichiamo domenica 20 febbraio un incontro per metterci al servizio con e per le famiglie.
Una giornata rivolta a coppie sposate, a coppie di fidanzati e a persone che sono interessate ad una pastorale per le famiglie


Andrea Casavecchia
Vice-presidente
Settore Adulti di Roma

Immagine tratta da http://www.lacasasullaroccia.it/wp-content/uploads/2010/12/klimt_albero-della-vita.jpg

domenica 23 gennaio 2011

Famiglia, alzati e cammina!

“Famiglia, alzati e cammina! Riflessioni sulla famiglia all’insegna della speranza”.
Autore: Marco Ermes Luparia. Edizioni San Paolo, 2009


“Talità kum”, “fanciulla, io ti dico, alzati!”. E’ l’invito che Gesù rivolge alla figlioletta di Giairo (Mc 5, 21-24.34-43). Giairo chiede a Gesù di preservare la vita della figlia: ma il verbo greco che usa l’evangelista può significare sia “guarigione” che “salvezza”. Gesù, ci dice Ermes Luparia, non si limita semplicemente a ridare la salute alla bambina ma vuole “che la vita stessa di Dio la raggiunga, la riempia di luce e di novità”. In realtà, tutta la famiglia di Giairo viene guarita e riempita di luce e di gioia attraverso il sostegno di Gesù.

In questa visione, molto vicina al messaggio natalizio che risuona ancora nei nostri cuori, Giairo e il suo “clan” familiare incarnano la famiglia moderna, in preda ad una crisi fortissima e soggetta ad una molteplicità di spinte disgregatrici che ne minacciano l’esistenza stessa. Di fronte a tutto questo, Gesù rivolge alla famiglia cristiana il suo invito: “Alzati e cammina!”.

Luparia, grazie alla sua pluriennale esperienza di piscologo e psicoterapeuta, riesce a descrivere analiticamente i fattori di crisi della famiglia. Relativismo morale, consumismo, il prevalere del “fare” sull’ essere, la mancanza della capacità di sacrificio, la “cronopatia” (o malattia del tempo, un neologismo coniato dal nostro autore) che satura le nostre giornate di “cose da fare” non lasciando più tempi per le relazioni affettive. Ed ancora, l’edonismo e il narcisismo imperanti, il benessere non più come mezzo ma come fine dell’esistenza, la crisi del ruolo genitoriale, le difficoltà della funzione educativa, la sessualità svilita a bene di consumo. E, soprattutto, lo strapotere dei media che diffondono una cultura del liberismo orientato all’autoaffermazione e alle esigenze dell’”IO”.

Tuttavia, alla luce della fede (quella stessa fede che sostiene Giairo) anche una esperienza di difficoltà o di sofferenza può essere vissuta come un’opportunità di crescita e di maggiore unione (crisi deriva dal greco crysis, cambiamento). Solo se si pone Cristo al centro del rapporto della coppia, l’uomo e la donna sono inseriti in una realtà d’Amore più grande che comprende e supera entrambi, fondata sul sacramento del Matrimonio e alimentata dalla forza dello Spirito.

Il “nemico” di Dio e nemico dell’uomo, però, è sempre in agguato e può agire sulle debolezze umane, “ma non può nulla contro la fortezza spirituale dentro la quale anche l’amore e la fragilità dell’essere umano sono contenuti”.Per questo, nonostante tutto, esistono ancora “sentieri di speranza” per la famiglia cristiana, perché Dio si pone tra gli sposi come garante della relazione. E Gesù, come a Giairo, ripete alla famiglia “Non temere: continua solo ad aver fede”.

…E a nutrire questa fede, aggiunge Luparia, alimentando la comunione e l’amore attingendo alla grazia del sacramento del matrimonio. “Modello della comunione tra gli sposi è la comunione stessa che c’è tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”. Luparia cerca di dare indicazioni concrete, potremmo dire, per costruire una “regola di vita spirituale” della famiglia da vivere nella quotidianità: dal celebrare insieme il dono della vita e l’inizio della nuova giornata con la recita delle lodi (momento del saluto e della promessa di fedeltà), all’incontro spirituale dei vari membri (ognuno nel proprio luogo di vita) con la recita dell’ora media, al momento serale del ritrovarsi della comunità familiare con la recita dei vespri e la condivisione della mensa (agape), all’intimità sponsale, fino al tempo del riposo e della preghiera insieme prima di addormentarsi. Viene così a delinearsi un percorso di “ascesi familiare” che parte dall’ascolto della Parola e dalla partecipazione al banchetto eucaristico, si nutre della preghiera, recitata e “agita”, e trova fondamento nella pratica quotidiana del perdono (“scintilla divina posta nel cuore dell’uomo”), del dono di sé (“L’amore ha bisogno di tempo, si nutre di momenti vissuti insieme.”), dello scambio educativo (la famiglia è “comunità educante”) e della “tenerezza” (“Lo specifico della tenerezza, rispetto all’amore, è dato dal coinvolgimento delle dimensioni più profonde della nostra persona, compresa la dimensione corporea e la sensibilità affettiva) al cui valore è dedicato tutto l’ultimo – bellissimo - capitolo del libro.

Il libro si chiude con una esortazione a lasciare spazio alla speranza ed abbandonare ogni tentazione di rassegnazione, perché Gesù non è indifferente al dolore delle famiglie (come dimostrano le vicende di Lazzaro e di Giairo) e con il Suo aiuto la famiglia ce la può fare. Come suggerisce il profeta Isaia: “Dite agli smarriti di cuore: coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi” (Is 35,4).

Paolo e Maria, Parrocchia San Barnaba Ap.