giovedì 15 dicembre 2011

Educare alla bellezza

 «L’educazione è un cammino: si pone nel rischio e nella complessità del divenire della persona, teso tra nostalgie e speranza». In questo cammino è decisivo scegliere ogni giorno «ciò su cui sta o cade il senso ultimo della nostra vita».
L’annuncio della vita vittoriosa sulla morte: è questa «la nuova evangelizzazione di cui ogni generazione ha bisogno. Ci sarà sempre bisogno di educatori che siano persone dal cuore nuovo, capaci di cantare il cantico nuovo della speranza e della fede lungo le vie, talvolta tortuose e scoscese, che i pellegrini del tempo sono chiamati a percorrere».
 Le parole sono di mons. Bruno Forte, riportate su RomaSette: Educare alla bellezza di Dio, il titolo del suo intervento.

Per questo tipo di "educazione" non è sufficiente sedere in cattedra e tanto meno discorsi assennati, occorre essere degli accompagnatori che indicano il Maestro da seguire, come si suggerisce nell'articolo.

Da qui si può comprendere il ruolo privilegiato dei genitori ed il loro arduo compito.
Nella prossimità quotidiana loro possono, meglio di qualsiasi altro, gettare il seme del primo annuncio.
Con la loro esperienza di vita potranno trasmettere ai propri figli la bellezza di "sentirsi amati" come il Padre ama i suoi figli.



Immagine è tratta da qui

mercoledì 7 dicembre 2011

Desiderare ancora


Abbiamo ricominciato i nostri incontri. 
Sabato pomeriggio è il momento migliore, perché i bambini sono all’Acr.
Abbiamo aperto con il video di “Un passo oltre” con il quale abbiamo lanciato il tema dell’anno sui desideri.
A seguire nel confronto sono emerse alcune esigenze e difficoltà.
Intanto abbiamo condiviso un pensiero:  
i desideri alti sono “permessi” anche agli adulti non sono esclusivi dei giovani.
Però agli adulti non spetta solo il compito di comprendere in profondità i propri desideri, scegliere e trasformare la scelta in progetto.  
A noi spetta anche aiutare gli altri a realizzare i loro desideri: i figli, il proprio coniuge, gli amici, i colleghi…
Ci siamo detti che per educare i figli occorre essere “realizzati e sereni noi”, che dovremmo trasmettere “l’amore per la vita” e a volte “siamo troppo strutturati”, e che spesso abbiamo “difficoltà a sognare per noi” e a “lasciar sognare i nostri figli”, in quanto ci lasciamo imbrigliare dalla paura.
Nel nostro incontro c’è stato un secondo tempo. 
Ci siamo recati nella cappellina, mettendoci in ascolto della Parola
Abbiamo raccolto le nostre riflessioni: quest’anno l’AC ci propone di pregare sul brano della guarigione del cieco Bartimeo (Mc 10, 46-52).
Il cieco urla a Gesù il suo desiderio di essere guarito: anche noi dobbiamo urlare e consegnare al cuore del Signore il nostro desiderio.
Ma per far questo dobbiamo imparare da Lui e lasciandoci aiutare dai fratelli a discernere i nostri desideri: fra i molti sogni e progetti belli che abitano il nostro cuore dobbiamo comprendere quale è il desiderio ‘per me’, quel sogno che mi fa sognare il sogno di Dio sulla mia vita  e sulla vita della mia famiglia…
in termini ‘tecnici’ cristiani: la nostra vocazione!
Due criteri di discernimento, semplici ma non facili:
  • in quello che vivo mi sento ‘a casa’? 
  • questo desiderio mi spinge a camminare e crescere?
Anche per noi adulti questo sarà un tempo favorevole per ri-scoprire quei bei desideri che muovono il nostro cuore e vita ad amare, a rispolverarli se la polvere della vita li ha resi opachi o nascosti.

don Tommaso e Andrea
Ac parrocchia di Resurrezione di NSGC


L'immagine è tratta da qui