martedì 15 dicembre 2009

Natale che fatica!

Dici "Natale" e la mente corre a tante cose.
L'albero da preparare con i bimbi. E il presepe, soprattutto il presepe, con le macchinine e le bamboline tascabili, perché infondo a quel Bimbo che viene devono raccontare, forse offrire, anche qualcosa di loro.

Poi il tour dei mercatini alla ricerca del regaloquasiperfetto, il ponte telefonico casa della mamma - casa della suocera per trattare sul pranzo del 25 dicembre che ognuno vorrebbe sempre e soltanto a casa sua con i suoi parenti e amici. E in mezzo il lavoro, con le scadenze sempre più pressanti, se lavori nella redazione di un giornale cattolico.
I giovanissimi del gruppo da accompagnare verso una celebrazione ogni anno un po' più consapevole.
«Come sono cresciuti», ti ripeti ogni volta mentre li vedi impegnarsi con i bambini dell'Acr, nel servizio liturgico e nelle attività che accompagnano l'Avvento. E poi, puntualmente, subito dopo averlo pensato, ti arrabbi perché ti danno buca al ritiro, presentandosi in 5.
A tenere il tempo, in questo turbinio di cose, le scadenze liturgiche: preparare, aspettare, gioire. Intanto i giorni passano, e ti sorprendi a osservare commosso i tuoi bambini che la domenica a Messa non giocano più con cavalli e macchinine ma recitano il Credo con te e scambiano la pace
con i vicini di banco e cantano i canti della Messa sforzandosi di accostare la loro voce piccola piccola alla tua. Li guardi, e pensi che quest'anno Natale sarà davvero più festa.
Poi arriva la conferma: la recita di Natale. Tutti a scuola, trafelati e pigiati in una palestra sempre troppo piccola o in un teatro davvero troppo stretto. Genitori, nonni, zii, baby sitter.
E loro, i piccolini della materna, concentratissimi e anche un po' emozionati, che cantano l'annuncio dell'Angelo: Stanotte è nato il figlio di Dio.
Asciughi una lacrimuccia (sarà l'età, ma ormai ti commuovi con niente), e ti tornano in mente le parole del Salmo: Dalla bocca di bimbi e di lattanti hai tratto per te una lode.
Quest'anno poi hanno anche il vestito da angioletti.

Federica
parrocchia Gesù Buon Pastore

mercoledì 2 dicembre 2009

Sterilità feconda: un cammino di grazia




“Signore perché proprio a noi?” Questa è la domanda che scaturisce dal cuore dei coniugi che si trovano a dover affrontare il problema della sterilità. “Dove sono i figli che Dio vuole donarci?” In una società in cui il figlio è un diritto, la sterilità diventa un male incurabile…Marco Griffini (genitore adottivo e fondatore insieme con la moglie Irene Bertuzzi di Ai.Bi., Associazione Amici dei Bambini, di cui è ancora oggi presidente) in questo testo rivoluziona il pensiero comune e ci apre gli occhi per farci vedere in modo del tutto diverso la sterilità. A partire dal racconto di storie di vita vissuta e da riflessioni su alcuni personaggi biblici (Sara, Rachele, Anna), l’autore ci guida alla riscoperta della sterilità che diventa fecondità attraverso la Grazia.
Infatti, soltanto quando gli sposi si rendono conto che è proprio attraverso il dono della sterilità che sono chiamati a vivere la loro fecondità, la sterilità diventa Grazia, e i coniugi si sentono chiamati da Dio a collaborare alla realizzazione della creazione attraverso l’adozione. Le coppie sterili sono chiamate ad accogliere la vita di chi, essendo già nato, sta sperando di rinascere a nuova vita per diventare finalmente un figlio amato, per essere salvato dall’abbandono. Attraverso l’adozione si riesce a vivere una diversa forma di fecondità che sfocia nell’accoglienza di un bambino destinato dalla Provvidenza "proprio a noi".

Daniela

venerdì 20 novembre 2009

Casa fACendo


Sono tanti gli stimoli che rimangono dopo l'incontro nazionale del 14 e 15 novembre dedicato alla Famiglia dell'AC.
C'è la casa di Pietro scoperchiata dagli amici del paralitico che vogliono portarlo da Gesù (Mc 2, 1-12), come ha suggerito don Luciano Andriolo. Gesù sceglie i luoghi ordinari. Però, una volta entrato, la casa non è più uno "spazio protetto" e nell'incontro con Dio diventa spazio aperto all'annuncio e all'evangelizzazione.
Beh! Certo Gesù diventa senz'altro un "ospite inquietante" se la sua presenza ti riempie la casa di gente e ti smantella il tetto.
Ma quanta profezia ci sarebbe in una famiglia così "disponibile"?
Le potenzialità all'accoglienza hanno tante dimensioni, che la sociologa Consuelo Corradi ha descritto, collocandole negli ambienti dell'appartamento: l'ospitalità del soggiorno dove si incontra l'alterità, la cura della preparazione e l'educazione simboleggiata dalla cucina e dal tavolo da pranzo, lo spazio dell'intimità dell'altro nella camera da letto.
Infine si portano via gli interrogativi di una vocazione tutta da costruire.
Questo è il risultato del confronto a tripla voce tra don Renzo Bonetti ed i coniugi Zattoni e Gillini, suona poi impegnativo il richiamo alla pari dignità, nella differenza, dei sacramenti dell'ordine e del matrimonio: "l'Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all'edificazione del popolo di Dio" (1534 Catechismo Chiesa cattolica).


Rimane una sfida tratta dalle parole di don Renzo: Come diventare "da casa famiglia a casachiesa famiglia?
- Chi è chiamata a diventare la coppia con il matrimonio?
- Come attivare un percorso di contemplazione del sacramento?

Andrea
Commissione famiglia Aci Roma

mercoledì 4 novembre 2009

Bellezza e spiritualità dell'amore coniugale

Come è venuta alla luce la Regola spirituale per gli sposi di Karol Wojtyla?
Ero gioiosamente imbottigliata nel traffico della tangenziale est quando alla radio ascolto un’intervista a Przemylaw Kwiatkowski (non chiedetemi di pronunciarlo!) dottorando del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II della Lateranense e scopritore del testo, pubblicato in Grygiel L, Grygyel S, Kwiatkowsyi P. (a cura di), Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale. Con un inedito di Karol Wojtyla, Coletti, Roma. 2009.
Dice di averlo scoperto per puro caso in una pubblicazione che documentava la storia dell’ufficio pastorale dell’arcidiocesi di Cracovia.
L’ho letto! Breve ma intenso. Il cuore del testo?
La spiritualità coniugale.
L’allora cardinale Wojtyla, in modo molto coraggioso, dice di si alla verità dell’Enciclica “Humanae Vitae” e la dice in modo molto concreto, proponendo un modo di vita ad un gruppo di coppie di sposi che vivessero questa spiritualità. Il testo parla di una spiritualità coniugale quotidiana, attenta alla morale di madre Chiesa; una spiritualità che però deve essere costantemente rielaborata in due. Si! In due! Il testo insiste su questo.
La regola non può essere né proposta, né vissuta dai singoli coniugi: è un cammino di coppia!
Un impegno. Una sfida dolce e faticosa. Un cammino parallelo verso un’unica mèta.
Questa spiritualità poi, non deve racchiudersi nel rapporto moglie-marito, ma estendersi ad un gruppo di coppie che pregano insieme ed insieme educano i loro figli e fanno apostolato.
Leggerlo è piacevole e per me, che non sono super partes, è stato avere conferma dell’eccezionale lungimiranza di Karol Wojtyla che ci permette di pensare di avere in lui (e non solo!) il precursore della spiritualità e della metodologia del Percorso Genitori.
Percorso incarnato e santamente vissuto dai coniugi Beltame-Quattrocchi e da tanti altri di cui solo Dio conosce la santità!
Buona lettura! Pace e bene.
Carmela



Commissione Famiglia A.C.

martedì 27 ottobre 2009

Il padre insegna a vivere, la madre ad amare?


"Le madri non sbagliano mai" è un classico per un genitore.

La sua lettura ha rafforzato in me la convinzione che con piccole abitudini, accortezze, attenzioni amorevoli si possa rendere la vita familiare piena.
Scrive Bollea: "Il padre insegna a vivere, la madre ad amare".
Questa frase mi è rimasta in mente. Penso che oggi ci sia una contaminazione dei ruoli. Anche nella nostra esperienza di coppia sia io che mio marito viviamo entrambi i ruoli. In alcuni casi il testo mi appare un pò tradizionalista: la madre serve a tavola o va in ansia quando il bambino va in bicicletta con il papà.

Mi piacciono invece i consigli per la coppia: vedere gli amici tre volte a settimana, andare via per qualche week end. Ritrovare un'intimità e un piacere di stare assieme da soli che spesso si perde per l'abitudine di custodire e curare i figli.
E poi apprezzo i suggerimenti per la cura dei figli: interessarsi all'attualità, alla politica, alla cultura, all'arte...
Insomma per accompagnare un figlio nella sua vita prima bisogna essere ricchi.

Luisiana

mercoledì 21 ottobre 2009

Non c'è tempo


Spesso si parla di liturgia del pannolino. É un modo di dire per intendere il tempo ricavato dalla preghiera delle coppie con bimbi. Quelle continuamente prese dai mille impegni, affaticate dalla stress giornaliero, quelle che, ad un certo punto, si fermano e dicono:
- Ci piacerebbe fare...
... Ma non c'è tempo!

A questa riflessione il poeta e critico letterario, Giovanni Casoli, nell'incontro di apertura dell'anno associativo 2009-2010 degli adulti di Ac di Roma, nel quale sono state presentate le varie attività del settore, risponde:
- Sai se vivrai tra 5 minuti?
Ecco la scusa di non aver tempo è una scusa da bambini.
Il tempo dei cristiani è quello del Risorto, si confronta con l'Eternità. Quindi è vero: il non c'è tempo è una scusa.
Però occorre saper discernere per qualificare il nostro tempo. Penso sia illuminante la citazione di Casoli di T. Eliot in Quattro quartetti, con la quale il nostro relatore a concluso l'intervento: "Comprendere il punto di intersezione del senza tempo col tempo è un'occupazione da santi".
Occorre saper riconoscere l'incontro tra il tempo che scorre e l'evento che arricchisce, infondo come ha saputo fare Zaccheo, che nascosto dalle fronde del Sicomoro ascolta le parole di Gesù:
- Zaccheo scendi presto, perché oggi devo femarmi a casa tua" (Lc. 19,5).
Lui "Lo accolse con gioia". Ecco accettare un ospite inatteso nella propria casa, magari in disordine, magari senza sapere cosa c'è in frigo, magari quando c'è da accompagnare in piscina i bimbi, beh, non è comodo. Ma è santo.

Andrea
Commissione Famiglie AC di Roma

L'immagine è presa da http://www.galassiaarte.it/Images/Dipinti/alessandra_de_pasquale/L'albero%20di%20Zaccheo.jpg