lunedì 5 novembre 2012

Felici e pieni di entusiasmo

Ancora risuonano le voci dell'11 ottobre

Eravamo felici e pieni d’entusiasmo…” queste le parole del Papa ricordando la sera dell’11 ottobre del 1962!
Eravamo felici e pieni d’entusiasmo: queste le mie parole pensando all’esperienza vissuta ieri sera in piazza San Pietro.
Non saprei descrivervi cosa mi ha emozionato di più: il clima di preghiera, la fiaccolata animata da canti e sorrisi, l’ingresso in San Pietro accolti da decine di Vescovi, le immagini di cinquant’anni orsono con la voce del Beato Giovanni XXIII° che risuonavano sotto il colonnato, l’affacciarsi del Santo Padre….
Difficile scegliere.
Se dovessi farlo, protenderei sul viso sobriamente compiaciuto di Benedetto XVI° e,soprattutto, sulle Sue parole.
In poco meno di quindici minuti, il successore di Pietro ha tracciato il bilancio di cinquanta anni di faticoso cammino confidando a tutti di essersi fatto la domanda più umana di tutte: “Il Signore dorme e mi ha dimenticato?”
Tutta la piazza in quel momento è stata col fiato sospeso,in pensiero per il Suo Pastore.
Si. E’ vero! Nel campo del Signore c’è sempre anche la zizzania! Nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi!
La nave della Chiesa naviga contro vento e tra le tempeste! E’ tutto vero! Ma io, e non solo io, ieri sera ho sentito chiaramente il vento girare, un soffio leggero ma percettibile.

Per leggere il resto vai sul sito dell'Ac dell'Istituto S. Maria Immacolata

Carmela Mascio
AC - Istituto Maria Immacolata

domenica 14 ottobre 2012

La Chiesa bella

"Una gioia sobria" ci ha detto Benedetto XVI nella serata dell'11 ottobre con parole, che gli sgorgavano dal cuore.

Abbiamo vissuto una bella festa: la preghiera, la fiaccolata, i canti, la memoria dello splendido discorso alla Luna di Giovanni XXIII

Per La chiesa bella del Concilio mi sono ritorvato lì,
nella piazza con tanti amici, con mia moglie, i miei figli e i miei genitori. Loro avevano già vissuto la fiaccolata di 50 anni fa per l'apertura del Concilio.
I miei figli potranno vivere le celebrazioni del centenario, pensavo, speravo.
Quel giorno, come i miei genitori l'altra sera, potranno dire:
"Io c'ero"
Così scorre la fede tra le generazioni,
anche questa è la Chiesa bella.

Andrea Casavecchia
Parrocchia Resurrezione NSGC


giovedì 7 giugno 2012

Nel cuore della Chiesa da famiglia

«Nel cuore della Chiesa. È così che ci siamo sentiti. E questa sensazione, al di là di tutti i contenuti, la porteremo sempre con noi».
«Un’esperienza bellissima» riassume Maria, ripensando, e commuovendosi ancora, «all’emozione di trovarsi insieme alle famiglie di tutto il mondo: i contenuti nelle varie lingue, la partecipazione di tutti, gli applausi che scandivano le frasi».

Riportiamo una risposta tratta dall'intervista su RomaSette di Paolo e Maria che con altre famiglie di Ac della parrocchia di S. Barnaba hanno partecipato all'Incontro mondiale delle Famiglie.




L'immagine è presa da qui

venerdì 3 febbraio 2012

Famiglia tra lavoro e festa


Conciliare i tempi di una giornata è una sfida immane.
Vincerla significa gettare le basi per vivere la propria quotidianità nella libertà.

Non soltanto il lavoro, ma lo stesso riposo festivo costituisce un diritto fondamentale e insieme un bene indispensabile per gli individui e le loro famiglie, come  affermato dall’esortazione postsinodale Sacramentum caritatis
L’uomo e la donna valgono più del loro lavoro: essi sono fatti per la comunione e per l’incontro. La Domenica si configura pertanto non già come un intervallo alla fatica da riempire con attività frenetiche o esperienze stravaganti, bensì come il giorno del riposo che apre all’in­contro, fa riscoprire l’altro, consente di dedicare tempo alle relazioni in famiglia e con gli amici e alla preghiera.

L’Azione Cattolica di Roma organizza Domenica 12 febbraio 2012, presso la Parrocchia San Barnaba di Roma, un incontro in preparazione alle giornate mondiali della Famiglia in programma a Milano dal 29 maggio al 3 giugno 2012 (per tutte le notizie e informazioni relative: www.family2012.com ).

Il tema dell’incontro è “La Famiglia tra Lavoro e Festa”(il programma lo trovi qui), proprio a voler significare quanto la famiglia sia coinvolta e viva nel profondo ambedue queste realtà che fanno parte integrante del vissuto quotidiano di ognuno.

Ci guiderà nella riflessione Mons. Ugo Ughi, Vice Assistente generale dell’Azione Cattolica, che alla luce della Parola ci darà preziose indicazioni su come andare alla ricerca di quella preziosa armonia tra Lavoro e Festa che, sola, può dare sapore alla nostra esperienza umana.
 E su come, nella concretezza di esperienze di vita pienamente vissute al servizio del prossimo e della Chiesa, sia possibile trovare un equilibrio tra lavoro e festa ed  “investire” il tempo del riposo per dedicare spazio e cura alle “relazioni” con Dio e con i fratelli (non solo in famiglia ma anche nella comunità cristiana e nel mondo), ascolteremo le testimonianze di alcuni amici: Achille Tagliaferri del Dipartimento Pace e Stili di Vita delle ACLI, e Emanuele Fino e Rosanna Tardio, Coppia cooptata Delegazione Azione Cattolica Regionale Lazio.

L’incontro è aperto e ci saranno educatori disponibili per i bambini presenti.
Vi aspettiamo.


Paolo Palmucci

martedì 3 gennaio 2012

Educare i giovani alla giustizia e alla pace?

Mi ronza in testa una domanda da quando è uscito il nuovo messaggio per la Pace di Benedetto XVI:
Possiamo educare alla gustizia e alla pace i nostri figli?

Nella vita della continua competizione, della gara a chi ha di più, a chi è più forte e più bello, a chi si basta da sé, a cosa può servire educarli alla giustizia e alla pace?
Al massimo rischio di prepararli ad essere dei perdenti.
L'importante è dare ai nostri giovani (e quindi anche ai miei bimbi) gli strumenti per poter riuscire nel loro lavoro, nella loro vita professionale, per diventare importanti, di successo e poter inseguire i loro desideri.


D'altra parte quando incontro i vincenti,bisogna ammetterlo hanno veramente belle cose.
Però sono in moto perpetuo, sempre a guardarsi le spalle, pronti a mendicare una briciola per mantenere la propria posizione.
Saranno vincenti ma sono imprigionati dalla loro vittoria.
A loro manca sempre qualcosa. Sono tristi.
E a me piacerebbe vedere i miei figli felici.
Non mi va di preparare i miei bimbi alla tristezza!

Come misuriamo il valore della nostra vita?
Così si riaffaccia la domanda educare alla Giustizia e alla Pace?


La giustizia scrive Benedetto XVI «non è una semplice convenzione umana, poiché ciò che è giusto non è originariamente determinato dalla legge positiva, ma dall’identità profonda dell’essere umano. È la visione integrale dell’uomo che permette di non cadere in una concezione contrattualistica della giustizia e di aprire anche per essa l’orizzonte della solidarietà e dell’amore...
"Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati" (Mt 5,6). Saranno saziati perché hanno fame e sete di relazioni rette con Dio, con se stessi, con i loro fratelli e sorelle, e con l’intero creato».


La pace si legge dal messaggio è soprattutto un dono, un frutto della giustizia. Bisogna essere in grado di ricercarla innanzitutto dentro di noi stessi e nella relazione con Gesù.

«Ma la pace non è soltanto dono da ricevere, bensì anche opera da costruire. Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di ridistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti.
"Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio », dice Gesù nel discorso della montagna" (Mt 5,9)».

Da quel che capisco a partire dalla giusitiza e dalla pace c'è la misura e la profondità della qualità della nostra vita e delle nostre relazioni.

Ma la scelta per noi genitori rimane come prima.
Come impostiamo il nostro stile educativo:
costruttori di successo o costruttori di pace?
Da qui si prepara il futuro della nostra società.

Andrea Casavecchia




L'immagine è di Corrado Giaquinto - La Giustizia e la Pace (1760-1762) tratta da qui

giovedì 15 dicembre 2011

Educare alla bellezza

 «L’educazione è un cammino: si pone nel rischio e nella complessità del divenire della persona, teso tra nostalgie e speranza». In questo cammino è decisivo scegliere ogni giorno «ciò su cui sta o cade il senso ultimo della nostra vita».
L’annuncio della vita vittoriosa sulla morte: è questa «la nuova evangelizzazione di cui ogni generazione ha bisogno. Ci sarà sempre bisogno di educatori che siano persone dal cuore nuovo, capaci di cantare il cantico nuovo della speranza e della fede lungo le vie, talvolta tortuose e scoscese, che i pellegrini del tempo sono chiamati a percorrere».
 Le parole sono di mons. Bruno Forte, riportate su RomaSette: Educare alla bellezza di Dio, il titolo del suo intervento.

Per questo tipo di "educazione" non è sufficiente sedere in cattedra e tanto meno discorsi assennati, occorre essere degli accompagnatori che indicano il Maestro da seguire, come si suggerisce nell'articolo.

Da qui si può comprendere il ruolo privilegiato dei genitori ed il loro arduo compito.
Nella prossimità quotidiana loro possono, meglio di qualsiasi altro, gettare il seme del primo annuncio.
Con la loro esperienza di vita potranno trasmettere ai propri figli la bellezza di "sentirsi amati" come il Padre ama i suoi figli.



Immagine è tratta da qui

mercoledì 7 dicembre 2011

Desiderare ancora


Abbiamo ricominciato i nostri incontri. 
Sabato pomeriggio è il momento migliore, perché i bambini sono all’Acr.
Abbiamo aperto con il video di “Un passo oltre” con il quale abbiamo lanciato il tema dell’anno sui desideri.
A seguire nel confronto sono emerse alcune esigenze e difficoltà.
Intanto abbiamo condiviso un pensiero:  
i desideri alti sono “permessi” anche agli adulti non sono esclusivi dei giovani.
Però agli adulti non spetta solo il compito di comprendere in profondità i propri desideri, scegliere e trasformare la scelta in progetto.  
A noi spetta anche aiutare gli altri a realizzare i loro desideri: i figli, il proprio coniuge, gli amici, i colleghi…
Ci siamo detti che per educare i figli occorre essere “realizzati e sereni noi”, che dovremmo trasmettere “l’amore per la vita” e a volte “siamo troppo strutturati”, e che spesso abbiamo “difficoltà a sognare per noi” e a “lasciar sognare i nostri figli”, in quanto ci lasciamo imbrigliare dalla paura.
Nel nostro incontro c’è stato un secondo tempo. 
Ci siamo recati nella cappellina, mettendoci in ascolto della Parola
Abbiamo raccolto le nostre riflessioni: quest’anno l’AC ci propone di pregare sul brano della guarigione del cieco Bartimeo (Mc 10, 46-52).
Il cieco urla a Gesù il suo desiderio di essere guarito: anche noi dobbiamo urlare e consegnare al cuore del Signore il nostro desiderio.
Ma per far questo dobbiamo imparare da Lui e lasciandoci aiutare dai fratelli a discernere i nostri desideri: fra i molti sogni e progetti belli che abitano il nostro cuore dobbiamo comprendere quale è il desiderio ‘per me’, quel sogno che mi fa sognare il sogno di Dio sulla mia vita  e sulla vita della mia famiglia…
in termini ‘tecnici’ cristiani: la nostra vocazione!
Due criteri di discernimento, semplici ma non facili:
  • in quello che vivo mi sento ‘a casa’? 
  • questo desiderio mi spinge a camminare e crescere?
Anche per noi adulti questo sarà un tempo favorevole per ri-scoprire quei bei desideri che muovono il nostro cuore e vita ad amare, a rispolverarli se la polvere della vita li ha resi opachi o nascosti.

don Tommaso e Andrea
Ac parrocchia di Resurrezione di NSGC


L'immagine è tratta da qui