venerdì 20 novembre 2009
Casa fACendo
Sono tanti gli stimoli che rimangono dopo l'incontro nazionale del 14 e 15 novembre dedicato alla Famiglia dell'AC.
C'è la casa di Pietro scoperchiata dagli amici del paralitico che vogliono portarlo da Gesù (Mc 2, 1-12), come ha suggerito don Luciano Andriolo. Gesù sceglie i luoghi ordinari. Però, una volta entrato, la casa non è più uno "spazio protetto" e nell'incontro con Dio diventa spazio aperto all'annuncio e all'evangelizzazione.
Beh! Certo Gesù diventa senz'altro un "ospite inquietante" se la sua presenza ti riempie la casa di gente e ti smantella il tetto.
Ma quanta profezia ci sarebbe in una famiglia così "disponibile"?
Le potenzialità all'accoglienza hanno tante dimensioni, che la sociologa Consuelo Corradi ha descritto, collocandole negli ambienti dell'appartamento: l'ospitalità del soggiorno dove si incontra l'alterità, la cura della preparazione e l'educazione simboleggiata dalla cucina e dal tavolo da pranzo, lo spazio dell'intimità dell'altro nella camera da letto.
Infine si portano via gli interrogativi di una vocazione tutta da costruire.
Questo è il risultato del confronto a tripla voce tra don Renzo Bonetti ed i coniugi Zattoni e Gillini, suona poi impegnativo il richiamo alla pari dignità, nella differenza, dei sacramenti dell'ordine e del matrimonio: "l'Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all'edificazione del popolo di Dio" (1534 Catechismo Chiesa cattolica).
Rimane una sfida tratta dalle parole di don Renzo: Come diventare "da casa famiglia a casachiesa famiglia?
- Chi è chiamata a diventare la coppia con il matrimonio?
- Come attivare un percorso di contemplazione del sacramento?
Andrea
Commissione famiglia Aci Roma
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mercoledì 4 novembre 2009
Bellezza e spiritualità dell'amore coniugale
Come è venuta alla luce la Regola spirituale per gli sposi di Karol Wojtyla?
Ero gioiosamente imbottigliata nel traffico della tangenziale est quando alla radio ascolto un’intervista a Przemylaw Kwiatkowski (non chiedetemi di pronunciarlo!) dottorando del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II della Lateranense e scopritore del testo, pubblicato in Grygiel L, Grygyel S, Kwiatkowsyi P. (a cura di), Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale. Con un inedito di Karol Wojtyla, Coletti, Roma. 2009.
Dice di averlo scoperto per puro caso in una pubblicazione che documentava la storia dell’ufficio pastorale dell’arcidiocesi di Cracovia.
L’ho letto! Breve ma intenso. Il cuore del testo?
Ero gioiosamente imbottigliata nel traffico della tangenziale est quando alla radio ascolto un’intervista a Przemylaw Kwiatkowski (non chiedetemi di pronunciarlo!) dottorando del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II della Lateranense e scopritore del testo, pubblicato in Grygiel L, Grygyel S, Kwiatkowsyi P. (a cura di), Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale. Con un inedito di Karol Wojtyla, Coletti, Roma. 2009.
Dice di averlo scoperto per puro caso in una pubblicazione che documentava la storia dell’ufficio pastorale dell’arcidiocesi di Cracovia.
L’ho letto! Breve ma intenso. Il cuore del testo?
La spiritualità coniugale.
L’allora cardinale Wojtyla, in modo molto coraggioso, dice di si alla verità dell’Enciclica “Humanae Vitae” e la dice in modo molto concreto, proponendo un modo di vita ad un gruppo di coppie di sposi che vivessero questa spiritualità. Il testo parla di una spiritualità coniugale quotidiana, attenta alla morale di madre Chiesa; una spiritualità che però deve essere costantemente rielaborata in due. Si! In due! Il testo insiste su questo.
La regola non può essere né proposta, né vissuta dai singoli coniugi: è un cammino di coppia!
Un impegno. Una sfida dolce e faticosa. Un cammino parallelo verso un’unica mèta.
Questa spiritualità poi, non deve racchiudersi nel rapporto moglie-marito, ma estendersi ad un gruppo di coppie che pregano insieme ed insieme educano i loro figli e fanno apostolato.
La regola non può essere né proposta, né vissuta dai singoli coniugi: è un cammino di coppia!
Un impegno. Una sfida dolce e faticosa. Un cammino parallelo verso un’unica mèta.
Questa spiritualità poi, non deve racchiudersi nel rapporto moglie-marito, ma estendersi ad un gruppo di coppie che pregano insieme ed insieme educano i loro figli e fanno apostolato.
Leggerlo è piacevole e per me, che non sono super partes, è stato avere conferma dell’eccezionale lungimiranza di Karol Wojtyla che ci permette di pensare di avere in lui (e non solo!) il precursore della spiritualità e della metodologia del Percorso Genitori.
Percorso incarnato e santamente vissuto dai coniugi Beltame-Quattrocchi e da tanti altri di cui solo Dio conosce la santità!
Buona lettura! Pace e bene.
Carmela
Buona lettura! Pace e bene.
Carmela
Commissione Famiglia A.C.
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