domenica 23 gennaio 2011

Famiglia, alzati e cammina!

“Famiglia, alzati e cammina! Riflessioni sulla famiglia all’insegna della speranza”.
Autore: Marco Ermes Luparia. Edizioni San Paolo, 2009


“Talità kum”, “fanciulla, io ti dico, alzati!”. E’ l’invito che Gesù rivolge alla figlioletta di Giairo (Mc 5, 21-24.34-43). Giairo chiede a Gesù di preservare la vita della figlia: ma il verbo greco che usa l’evangelista può significare sia “guarigione” che “salvezza”. Gesù, ci dice Ermes Luparia, non si limita semplicemente a ridare la salute alla bambina ma vuole “che la vita stessa di Dio la raggiunga, la riempia di luce e di novità”. In realtà, tutta la famiglia di Giairo viene guarita e riempita di luce e di gioia attraverso il sostegno di Gesù.

In questa visione, molto vicina al messaggio natalizio che risuona ancora nei nostri cuori, Giairo e il suo “clan” familiare incarnano la famiglia moderna, in preda ad una crisi fortissima e soggetta ad una molteplicità di spinte disgregatrici che ne minacciano l’esistenza stessa. Di fronte a tutto questo, Gesù rivolge alla famiglia cristiana il suo invito: “Alzati e cammina!”.

Luparia, grazie alla sua pluriennale esperienza di piscologo e psicoterapeuta, riesce a descrivere analiticamente i fattori di crisi della famiglia. Relativismo morale, consumismo, il prevalere del “fare” sull’ essere, la mancanza della capacità di sacrificio, la “cronopatia” (o malattia del tempo, un neologismo coniato dal nostro autore) che satura le nostre giornate di “cose da fare” non lasciando più tempi per le relazioni affettive. Ed ancora, l’edonismo e il narcisismo imperanti, il benessere non più come mezzo ma come fine dell’esistenza, la crisi del ruolo genitoriale, le difficoltà della funzione educativa, la sessualità svilita a bene di consumo. E, soprattutto, lo strapotere dei media che diffondono una cultura del liberismo orientato all’autoaffermazione e alle esigenze dell’”IO”.

Tuttavia, alla luce della fede (quella stessa fede che sostiene Giairo) anche una esperienza di difficoltà o di sofferenza può essere vissuta come un’opportunità di crescita e di maggiore unione (crisi deriva dal greco crysis, cambiamento). Solo se si pone Cristo al centro del rapporto della coppia, l’uomo e la donna sono inseriti in una realtà d’Amore più grande che comprende e supera entrambi, fondata sul sacramento del Matrimonio e alimentata dalla forza dello Spirito.

Il “nemico” di Dio e nemico dell’uomo, però, è sempre in agguato e può agire sulle debolezze umane, “ma non può nulla contro la fortezza spirituale dentro la quale anche l’amore e la fragilità dell’essere umano sono contenuti”.Per questo, nonostante tutto, esistono ancora “sentieri di speranza” per la famiglia cristiana, perché Dio si pone tra gli sposi come garante della relazione. E Gesù, come a Giairo, ripete alla famiglia “Non temere: continua solo ad aver fede”.

…E a nutrire questa fede, aggiunge Luparia, alimentando la comunione e l’amore attingendo alla grazia del sacramento del matrimonio. “Modello della comunione tra gli sposi è la comunione stessa che c’è tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”. Luparia cerca di dare indicazioni concrete, potremmo dire, per costruire una “regola di vita spirituale” della famiglia da vivere nella quotidianità: dal celebrare insieme il dono della vita e l’inizio della nuova giornata con la recita delle lodi (momento del saluto e della promessa di fedeltà), all’incontro spirituale dei vari membri (ognuno nel proprio luogo di vita) con la recita dell’ora media, al momento serale del ritrovarsi della comunità familiare con la recita dei vespri e la condivisione della mensa (agape), all’intimità sponsale, fino al tempo del riposo e della preghiera insieme prima di addormentarsi. Viene così a delinearsi un percorso di “ascesi familiare” che parte dall’ascolto della Parola e dalla partecipazione al banchetto eucaristico, si nutre della preghiera, recitata e “agita”, e trova fondamento nella pratica quotidiana del perdono (“scintilla divina posta nel cuore dell’uomo”), del dono di sé (“L’amore ha bisogno di tempo, si nutre di momenti vissuti insieme.”), dello scambio educativo (la famiglia è “comunità educante”) e della “tenerezza” (“Lo specifico della tenerezza, rispetto all’amore, è dato dal coinvolgimento delle dimensioni più profonde della nostra persona, compresa la dimensione corporea e la sensibilità affettiva) al cui valore è dedicato tutto l’ultimo – bellissimo - capitolo del libro.

Il libro si chiude con una esortazione a lasciare spazio alla speranza ed abbandonare ogni tentazione di rassegnazione, perché Gesù non è indifferente al dolore delle famiglie (come dimostrano le vicende di Lazzaro e di Giairo) e con il Suo aiuto la famiglia ce la può fare. Come suggerisce il profeta Isaia: “Dite agli smarriti di cuore: coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi” (Is 35,4).

Paolo e Maria, Parrocchia San Barnaba Ap.