lunedì 12 aprile 2010

Certe volte

«Certe volte la vita umana sembra essere troppo corta per l’amore. Certe volte invece no – l’amore umano sembra essere troppo corto per una lunga vita. O forse troppo superficiale. In ogni modo l’uomo ha a disposizione una esistenza e un amore – come farne un insieme che abbia senso? Eppoi questo insieme non può essere mai chiuso in se stesso. Deve essere aperto perché da un lato deve influire sugli altri esseri, dall’altro riflettere sempre l’Essere e l’Amore assoluto.


Deve rifletterli almeno in qualche modo»: così Karol Wojtyla nelle pagine finali de La bottega dell’orefice, concludendo le sue “meditazioni sul sacramento del matrimonio che di tanto in tanto si trasformano in dramma”. In poche righe, il Papa che con tanta forza ha invitato la Chiesa a posare il suo sguardo sulla bellezza dell’unione fra l’uomo e la donna, ci trascina nel cuore del mistero di libertà e grazia che l’amore sponsale rimane per noi.

La creatura che Dio ha voluto a propria immagine dispone di se stessa, della sua libertà di amare. È libera di cercare se stessa, come è libera di cercare l’altro. Ma l’assoluto, l’infinito che sta alla radice di questa libertà, l’essere umano è chiamato a viverlo nel frammento. Nel frammento di una vita. Nel frammento degli incontri da cui il tempo di quella vita è consumato. È lunga o corta, una vita, per chi un giorno si è promesso per sempre? È lunga o corta, una vita, per chi crede di essere stato chiamato a portare alla luce tutta la verità custodita nel segreto di un abbraccio.

Ognuno ha a disposizione una esistenza e un amore… ma come riuscire a farne un insieme che abbia senso? Siamo abituati a dare senso a quanto viviamo, cercando di fissare degli obiettivi ai nostri pensieri e alle nostre azioni. Ma il rischio che sta dietro l’angolo, è quello di trasformare la nostra storia in un gioco sterile e vuoto. Il rischio che sta dietro l’angolo, è quello di cominciare a pensare che l’esistenza e l’amore che abbiamo a disposizione, potranno diventare un insieme sensato solo quando avremo imparato a bastare a noi stessi, a garantirci da soli.

Non bisogna lasciarsi condizionare da ciò che sembra. La vita umana non è né troppo corta né troppo lunga per l’amore, se è compresa nella logica del dono da accogliere e restituire. La storia dell’anello chiamato fede, non sarà mai né troppo corta né troppo lunga per l’amore, se riuscirà a parlare di autentica apertura all’altro. L’altro che si è chiamati ad abbracciare nel marito, nella moglie, nei figli, anche quando non si è così sicuri di essere ricambiati. L’Altro da cui si è chiamati a lasciarsi sempre di nuovo abbracciare, per non avere paura di quello che l’amore chiede.

Discepoli di Colui che ha rimesso la sua causa nelle mani del Padre, gli sposi cristiani sono chiamati a riscoprire ogni giorno che il meraviglioso “insieme” che è la loro vita, può e deve riflettere in qualche modo l’Essere e l’Amore assoluto. In qualche modo, in qualche misura… nel modo e nella misura in cui riusciranno a vivere nell’orizzonte della gioia pasquale. La gioia di chi non dimentica che solo se muore, il chicco di grano può fecondare la terra e portare frutto.

Don Sergio Bonanni
Assistente unitario Ac di Roma